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La battaglia di Gela

La battaglia di Gela, che vide protagoniste le truppe statunitensi, rappresento il primo e sostanzialmente l'unico tentativo delle truppe dell'Asse di respingere l'assalto alla Sicilia da parte delle forze alleate

Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1943 ebbe inizio lo sbarco sulle coste della Sicilia sud-occidentale da parte degli Alleati: su questo fronte ad agire erano le truppe statunitensi della 7a armata sotto il comando del generale George Patton. L'operazione fu caratterizzata dalle difficili condizioni meteo: un vento molto forte si alzò nelle ore precedenti e incise seriamente sul buon esito dell'azione dei paracadutisti e degli alianti impiegati a sostegno dell'operazione, ma non creò problemi insormontabili alle truppe trasportate via mare.

Alcune imbarcazioni approdarono nei punti sbagliati e furono ostacolate dai marosi, ma il mare grosso portò le forze dell'Asse impegnate nella difesa della Sicilia ad abbassare la guardia, ritenendo che le possibilità che avvenisse uno sbarco in queste condizioni fossero remote. Nelle convulse ore dello sbarco notturno, gli Alleati trovarono le spiagge minato e il lungo pontile che si trovava davanti alla città di Gela venne fatto saltare: questi fattori rallentarono l'approdo delle truppe statunitensi, ma non riuscirono a impedire che nella giornata del 10 l'operazione di sbarco venisse portata a termine. Solo quando i soldati americani si sono oramai attestati sulla costa, lungo un fronte di più di 60 km, esteso tra Licata e Scoglitti, le truppe dell'Asse reagirono. Si trattò dell'unico tentativo vero e proprio di contrattacco italo-tedesco durante l'operazione Husky, ma si risolse in un fallimento.

A intervenire, a partire dalle prime ore della giornata dell'11 luglio, furono la divisione «Hermann Göring», fornita dei carri armati Tigre da 56 tonnellate, che attaccò da Niscemi, e la divisione «Livorno», proveniente da Butera. Il contrattacco fu significativo, grazie anche all'operato delle truppe corazzate; a tratti venne sostenuto anche dalle forze aeree italiane e tedesche e coinvolse direttamente l'abitato di Gela, con i combattimenti che toccarono anche il centro della città. Per alcune ore parve che la manovra congiunta avesse qualche possibilità di ricacciare gli americani in mare, ma la controffensiva si fermò a poche centinaia di metri dalle spiagge: le forze dell'Asse vennero infatti respinte, soprattutto per merito dell'efficace cannoneggiamento operato dagli incrociatori statunitensi Savannah e Boise presenti di fronte alle coste della città.

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