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Inigo Campioni

Il nome di Inigo Campioni non è molto noto fuori dagli ambienti militari, ma la sua storia è una delle più drammatiche del Novecento italiano. Con la sua Resistenza ai tedeschi a Rodi e il suo rifiuto di aderire alla Rsi al costo della vita l’ammiraglio viareggino ha dimostrato l’importanza dell’onore e dato un esempio di coraggio.

Inigo Campioni nacque a Viareggio nel 1878.

Frequentò l’Accademia navale di Livorno tra il 1893 e il 1896, poi fece carriera in Marina.

Combattè nella guerra italo-turca (sull’incrociatore Amalfi) e poi nella Prima guerra mondiale (durante la quale comandò il cacciatorpediniere Ardito).

Pluridecorato, lavorò poi all’ambasciata di Parigi e comandò diverse unità.

Negli anni Trenta divenne ammiraglio, partecipò alla guerra d’Etiopia e fu nominato senatore.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale comandava la I squadra navale.

Criticato per un atteggiamento troppo prudente nella battaglia di Punta Stilo, venne sostituito alla fine del 1940.

Pensionato per limiti di età, venne nominato governatore del Dodecaneso.

L’8 settembre si trovava quindi a Rodi, dove organizzò una difesa che terminò l’11 settembre davanti alle minacce di bombardamento aereo.

Fu arrestato dai tedeschi e condotto in Germania.

Dopo un periodo di prigionia a Schokken, nel gennaio 1944 venne riconsegnato alle autorità italiane che lo reclusero a Verona e poi lo sottoposero ad un processo farsa (il cosiddetto Processo degli ammiragli) presso il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato di Parma.

Condannato per alto tradimento venne fucilato all’alba del 24 maggio nel poligono di tiro di Parma, insieme al contrammiraglio Luigi Mascherpa, già comandante della guarnigione di Lero.

I due sono ricordati a Parma da un monumento. A Campioni sono dedicati anche un busto a Livorno; e una stele a Viareggio.

Eretta nel 1994 nella piazza omonima lungo viale Regina Margherita, è accompagnata da due targhe commemorative. Una terza è stata apposta nel 2000 sulla sua casa Natale, in via Regia 11.

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