Giorgio Marincola nacque nel 1923 nella Somalia italiana, figlio di Giuseppe, maresciallo maggiore di fanteria e di Askhiro Hassan, somala della cabila Abgal. Contrariamente alle usanze dell'epoca, il padre riconobbe entrambi i figli meticci (oltre a Giorgio, Isabella, nata nel 1925) e li portò in Italia. Giorgio crebbe a Pizzo Calabro con gli zii e si trasferì a Roma, in casa del padre, nel 1933.
Qui frequentò il regio liceo Umberto I ed ebbe come professore di Storia e Filosofia il militante azionista Pilo Albertelli, poi ucciso alle Fosse Ardeatine. Nel 1941 si iscrisse alla facoltà di Medicina, con l'intenzione di specializzarsi nelle malattie tropicali, per poi tornare a lavorare nel suo paese d'origine. Nell'autunno 1943 entrò a far parte di un gruppo di partigiani legato al Partito d'Azione e operò a Roma nella terza zona del PdA, settore Salario. In seguito all'arresto di un compagno decise di trasferirsi a Corchiano, in provincia di Viterbo, dove partecipò ad azioni di sabotaggio e scontri armati. Dopo la liberazione di Roma, nel giugno 1944 si arruolò nello Special Operations Executive e partì per la provincia di Brindisi, dove ricevette l'addestramento militare alleato. All'aeroporto di San Vito dei Normanni, venne aggregato alla missione Bamon e paracadutato nei pressi di Zimone in provincia di Biella.
Il 17 gennaio 1945 fu imprigionato da un reparto di SS nel carcere di Biella e di lì trasferito a Villa Schneider, presso il comando della polizia militare tedesca. Qui lo costrinsero a parlare durante una trasmissione di Radio Baita, durante la quale scelse di esaltare la Resistenza, scagliandosi contro il regime fascista. La trasmissione venne interrotta, “con atroce rumore di percosse”. Nel mese di marzo del 1945 venne trasferito nel Campo di transito di Bolzano. Quando il campo fu dismesso dalle autorità germaniche, il 30 aprile 1945, Marincola invece di riparare in Svizzera decise invece di raggiungere la Val di Fiemme, dove i partigiani ancora combattevano l'esercito nazista in ritirata. I tedeschi lo uccisero il 4 maggio 1945 a un posto di blocco, nei pressi dell'abitato di Stramentizzo, luogo di una delle ultime stragi naziste in Italia